mercoledì 2 novembre 2011

Alternaria toxins in feed and food

The European Commission asked the European Food Safety Authority to review the safety of Alternaria toxins in food and feed. In addition to causing plant diseases on many crops such as cereals, oilseeds, tomatoes, apples and olives, some of these toxins are genotoxic in vitro and/or fetotoxic in rats. This opinion deals with alternariol, alternariol monomethyl ether, tenuazonic acid, iso-tenuazonic acid, altertoxins, tentoxin, altenuene and AAL-toxins (Alternaria alternata f. sp. lycopersici toxins). Two Member States provided 11,730 occurrence results in food and also data published in the scientific literature were considered. Generally these toxins were found in grains and grain-based products, tomato and tomato products, sunflower seeds and sunflower oil, fruits and fruit products, and beer and wine. The feed occurrence data (1150 results) were collected from the literature only. The knowledge on toxic effects of Alternaria toxins on farm and companion animals and occurrence data in feed were insufficient to assess the health risk for different species. For chicken there are indications that alternariol represents a health risk but it cannot be excluded that tenuazonic acid could also be of concern. Considering: (1) there are few or no relevant toxicity data on Alternaria toxins, (2) the chemical structure of several of them is known, (3) dietary exposure data exist for some of them, the Panel on Contaminants in the food chain used the threshold of toxicological concern (TTC) approach to assess the relative level of concern for dietary exposure of humans to these mycotoxins. For the genotoxic Alternaria toxins, alternariol and alternariol monomethyl ether, the estimated chronic dietary exposure exceeded the relevant TTC value indicating a need for additional toxicity data. The dietary exposure estimates for non-genotoxic tentoxin and tenuazonic acid are lower than the relevant TTC value and are considered unlikely to be a human health concern.

© European Food Safety Authority, 2011
http://www.efsa.europa.eu/en/efsajournal/pub/2407.htm

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Rinite Allergica e Terapia

La rinite allergica interessa dal 5% al 35% della popolazione globale, sia adulti che bambini, e si associa molto spesso a congiuntivite allergica.
Pur non essendo una malattia grave, la rinite influisce sulla vita sociale alterando le prestazioni scolastiche e lavorative. La sua importanza è anche legata al fatto che si associa spesso all'asma e costituisce fattore di rischio per la sua insorgenza.
La terapia di questa condizione è in stretta relazione con il tipo di allergia poiché l'allergia ai pollini, come nel caso del nostro bambino, richiede la terapia antiistaminica per tutto il periodo di pollinazione e, dunque, viene normalmente praticata senza problemi, anche per lunghi periodi.
In effetti, gli antistaminici orali o topici di seconda generazione sono raccomandati sia per il trattamento della rinite sia per la congiuntivite allergica. Esistono, comunque, altre opzioni di trattamento, peraltro praticate nel caso in oggetto, quali gli steroidi nasali che sono considerati i farmaci più efficaci nella rinite allergica.
Molto efficaci sono poi considerati gli antileucotrienici; anche i cromoni vengono usati per il trattamento della rinite e della congiuntivite allergica, ma la loro efficacia è modesta. Ad ogni modo, il trattamento deve tener conto della severità e durata dei sintomi, e deve essere personalizzato per ogni singolo paziente.
Si consiglia sempre una strategia di trattamento "a gradini", basata sulla severità e durata del disturbo. Tuttavia, non tutti i pazienti con rinite moderata/severa raggiungono il controllo dei sintomi, nonostante la terapia ottimale.
Pertanto esiste la possibilità, a partire dai cinque anni di vita, di utilizzare l'immunoterapia allergene specifica (ITS) che rappresenta l'unica terapia in grado di modificare la storia naturale della malattia. Essa può ridurre il rischio di insorgenza successiva di asma (prevenzione secondaria) e la comparsa di nuove sensibilizzazioni.


Allergia alle Muffe

Che cosa sono le muffe?

Le muffe sono micro-organismi appartenenti al regno vegetale. Durante la crescita producono le spore, di forma sferica e dimensioni molto piccole (assai simili a pollini), che si disperdono nell'aria durante il periodo di sporulazione (principalmente in estate e autunno) e causano i sintomi allergici.

Dove crescono?

Le muffe possono crescere sia all'interno che all'esterno delle abitazioni.
All'interno si trovano principalmente su alimenti non adeguatamente conservati, su indumenti di lana, su pareti e pavimenti umidi, su carta da parati, sul terriccio e le foglie di piante ornamentali, nei sistemi di condizionamento d'aria, negli umidificatori, nei frigoriferi, in particolare intorno alle guarnizioni di chiusura dello sportello.
All'esterno delle abitazioni si trovano principalmente sul suolo e su materiale organico in decomposizione (frutta, legno, cereali, foglie ecc.). Possono trovarsi in grandi quantità in particolari ambienti di lavoro come caseifici, salumifici, cartiere, stalle, silos, magazzini, vivai e serre, e nelle industrie farmaceutiche.
Le condizioni ottimali per il loro sviluppo sono date da una temperatura compresa tra i 18° e i 40°C e un'umidità compresa tra il 75% ed il 95%. Nel nostro paese la muffa più allergizzante è l'Alternaria, seguita da Cladosporium, Aspergillus, Epicoccum e Penicillium.


Come ci si deve comportare quando si è allergici alle muffe?
Ricordarsi che la massima concentrazione di spore nell’aria si verifica alla fine dell’estate e all’inizio dell’autunno.
  • Evitare di passeggiare nei boschi, di spazzare foglie cadute da molto tempo o di tagliare l'erba. Evitare il contatto con cataste di legna, mucchi di foglie e vegetazione in decomposizione.
  • Ricordare che alcune muffe sono disperse nell'aria nelle giornate secche e ventose (alternaria in particolare) altre nelle giornate piovose. Limitare le uscite all'aria aperta in queste giornate e fare una doccia quando si rientra in casa per rimuovere le spore che si sono accumulate nei capelli.
  • Evitare alcuni ambienti quali serre, negozi d'antiquariato, saune, che sono sorgenti di aumentata esposizione alle muffe. Si possono inoltre trovare elevate concentrazioni di muffe nei condizionatori d'aria delle automobili, nei sacchi a pelo e nelle case per le vacanze o in stanze d'albergo.
  • Evitare ambienti abitati solo saltuariamente (seconde case), e inoltre le cantine, le stalle e le serre.
  • In casa, aerare frequentemente i luoghi in cui si nota una crescita di muffe.
  • In tutta l'abitazione mantenere un'umidità relativa possibilmente al di sotto del 50%. Usare un deumidificatore o un condizionatore d'aria in estate, avendo l'accortezza di tenere le finestre chiuse (i deumidificatori devono essere regolarmente svuotati dall'acqua). Non utilizzare umidificatori.
  • Anche se le piante da appartamento non sono la sorgente principale di muffe nell'ambiente domestico, è prudente limitare il numero delle stesse. Le muffe possono essere aero-disperse quando le piante vengono innaffiate, reinvasate o spostate e comunque aumentano l'umidità interna della casa. Le muffe sono presenti nella corteccia delle piante e pertanto, se si usa il camino o una stufa a legna, non conservare la legna da bruciare all'interno della casa.
  • In bagno usare la ventola aspirante o aprire la finestra dopo la doccia. Lavare le tende della doccia, la vasca, lavandini, piastrelle con candeggina.
  • In cucina usare una ventola aspirante per rimuovere il vapore acqueo quando si cucina. Nel caso di frigoriferi autosbrinanti svuotare frequentemente le vaschette dell'acqua. Fare attenzione alla conservazione dei cibi ed eliminare immediatamente quelli avariati. Le muffe crescono nei contenitori delle immondizie, che dovrebbero essere svuotati frequentemente e lavati.
  • Mettere ad asciugare gli indumenti all'aria subito dopo il lavaggio. Se si é allergici all'alternaria é meglio asciugare gli indumenti all'interno della casa con l'aiuto di un deumidificatore. Appendere gli indumenti all'esterno potrebbe favorire la deposizione su di essi dell'alternaria stessa.
  • Per le pulizie domestiche adoperare prodotti che uccidono le muffe (Lysoform). In alternativa si può usare una soluzione di acqua e candeggina al 10% (1 parte di candeggina e 9 parti di acqua).
  • Attenzione alle carte da parati! Sono un luogo di crescita abituale delle muffe.
  • Le muffe crescono bene negli armadi a muro che in genere sono umidi e bui. Scarpe e vestiti, prima di essere riposti, devono essere completamente asciutti. Una lampadina con pochi watt o prodotti chimici che rimuovono le muffe possono prevenire la crescita delle stesse nell'armadio.
  • Nella camera da letto seguire le stesse regole suggerite per gli allergici agli acari.
  • Se presenti, pulire spesso gli impianti di condizionamento dell'aria.
  • Per i casi seri di umidità (infiltrazioni, umidità ascensionale) rivolgersi a ditte specializzate.
  • Eliminare alimenti conservati a lungo o ammuffiti. 
  •  Non mangiare alimenti che contengono muffe (funghi, sottaceti, maionese, ketchup, formaggi stagionati, salumi, carne e pesce affumicati, conserve, frutta secca).

Schede per famiglie a cura di Guido Vertua (pediatra)
http://www.mammaepapa.it/salute/p.asp?nfile=allergia_alle_muffe

Terapia delle Allergie

E’ arrivata anche in Italia una nuova terapia desensibilizzante per la maggior parte delle allergie e delle intolleranze alimentari: febbre da fieno (rinite allergica, anche con polipi nasali), asma, orticaria, dermatiti, oppure disturbi da intolleranza alimentare come coliti, cefalee, eczemi, artriti, ecc.

Basta una micro-iniezione (0,05 ml), eventualmente da ripetere dopo 2 mesi nei casi piu’ gravi, per ridurre e spesso eliminare tutte queste forme di allergia nel giro di un mese (i miglioramenti documentati si attestano sull’ 80% dei casi).
La terapia va personalizzata in base al tipo di allergia presentata e consiste in un estratto allergenico polispecifico, cioe’ una miscela di allergeni derivati dai cibi piu’ comuni e/o da pollini, acari della polvere, peli di animali, alcuni agenti chimici, ecc. miscelate con un enzima potenziato, la beta-glicuronidasi. Naturalmente la terapia non presenta effetti collaterali (eccetto un piccolo e temporaneo eritema in zona iniezione) ne’ controindicazioni e viene effettuata solo da un medico autorizzato.

Centro Remedia
Via Manin, 33
Mestre (VE)
http://www.centroremedia.org/

giovedì 6 ottobre 2011

Test per le allergie

Test per le allergie: quali funzionano?


Starnuti, naso che cola o che sanguina, pruriti: sono alcuni dei campanelli d'allarme della presenza di un'allergia. Solo un test può confermare il dubbio, ma non tutte le soluzioni attualmente a disposizione funzionano davvero.

Le sostanze che possono scatenare un'allergia sono diverse, ma hanno tutte un punto in comune: rendono quasi impossibile la vita di chi è allergico.
Per correre ai ripari è innanzitutto necessario stanare il nemico e sottoporsi a un test che identifichi con certezza l'allergene.
Le analisi che è possibile effettuare sono molteplici, ma non sono tutte ugualmente efficaci. Anzi, in alcuni casi possono addirittura far danni: una diagnosi errata può, per esempio, portare all'inutile eliminazione dalla dieta di alcuni cibi importanti per un'alimentazione variata che consenta di mantenersi in salute.
Lo stesso vale per le intolleranze alimentari. In questo caso spesso l'inganno deriva dallo scopo per cui ci si è sottoposti al test. Si pensi al caso delle allergie ai lieviti, spesso diagnosticate soltanto per trovare una soluzione ai problemi di sovrappeso.

I test “tradizionali”

Sono principalmente due i tipi di test cui si può essere sottoposti quando ci si rivolge a un allergologo: i test cutanei e gli esami del sangue.
Entrambe queste tipologie di esame sono affidabili. Si tratta, inoltre, degli unici test la cui efficacia è scientificamente provata.
I test cutanei si dividono essenzialmente in due tipologie.
Nei test percutanei piccole quantità dei potenziali allergeni vengono strofinate sulla pelle o fatte penetrare nella cute praticando delle piccole escoriazioni.
Nei test intracutanei, invece, il sospetto allergene viene iniettato sotto la pelle.
Si attende, poi, l'eventuale comparsa di arrossamenti e rigonfiamenti della pelle, sintomo della reale esistenza di un'allergia. Fanno parte di queste categorie prick test e pacth test.
Gli elementi che, nel sangue, rivelano l'esistenza di un'allergia sono, invece, le immunoglobuline E (IgE) - anticorpi presenti ad alti livelli solo se il sistema immunitario sta reagendo alla presenza dell'allergene, rilevabili attraverso il test radioallergoassorbente (RAST) - e l'aumento di una classe particolare di globuli bianchi, gli eosinofili.
Inoltre è possibile analizzare mediante elettroforesi sierica la quantità di anticorpi presenti nel sangue.

I test specifici per le allergie a farmaci e alimenti

Quando l'intenzione è quella di verificare un'allergia a farmaci o alimenti possono venire in aiuto i cosiddetti test di eliminazione o di provocazione, in cui la sostanza sospetta viene rispettivamente sospesa oppure introdotta nella terapia farmacologica o nella dieta.
Quello che viene poi osservato è se si verifica una riduzione o un peggioramento dei sintomi.

I nuovi test

Esistono anche altre possibilità per verificare l'esistenza di un'allergia, diverse dai test cutanei e dal dosaggio delle immunoglobuline, ma, sebbene abbiano ricevuto l'autorizzazione alla messa in commercio, la loro efficacia non è mai stata dimostrata scientificamente.
Per questo motivo molti medici sconsigliano di ricorrere al loro utilizzo.
Tra i più diffusi ci sono il leuco test, il test di Bryan (detto anche citotossico), l'elettroagopuntura, il biostrength test, il test Dria, il Vega test, l'analisi del capello, l'Alcatest, i test kinesiologici, il pulse test e i test iridologici.
Molte di queste soluzioni sono utilizzate per diagnosticare le intolleranze alimentari. Ma gli esperti avvertono: il rischio di una diagnosi sbagliata è dietro l'angolo. E potrebbe arrivare a danneggiare la salute.



Silvia Soligon



Associazione Centro Studi delle Intolleranze Alimentari e della Nutrizione

Il raggiungimento del benessere non può prescindere da una corretta attività fisica abbinata ad una corretta alimentazione.
Già Ippocrate di Coo nel quarto secolo A.C. scriveva “Se fossimo in grado di fornire a ciascuno la giusta dose di nutrimento ed esercizio fisico, né in difetto né in eccesso, avremmo trovato la strada per la salute”.
Oggi più che mai questo è vero.
Come destreggiarsi in questa selva di prodotti più o meno “specifici”, di che cosa ha realmente bisogno un atleta, che composizione corporea deve avere un atleta?

Il Metodo A.C.S.I.A.N.

L’ A.C.S.I.A.N. propone un approccio caratteristico alla problematica nutrizionale basato fondamentalmente sulla valutazione della composizione corporea e sulla determinazione delle intolleranze alimentari.
L’effettuazione di entrambe questi test è una condizione imprescindibile per potersi definire un nutrizionista A.C.S.I.A.N. ed assicura il raggiungimento dei risultati ottimali.

Stima della composizione corporea (bioimpedenziometria)
La metodica bioimpedenziometrica è tra le più affidabili per la stima della composizione corporea e fornisce un modello del nostro corpo indicando tre compartimenti: Massa Grassa, Massa cellulare, Massa extracellulare.
Grazie alla sua rapidità, ripetibilità e non invasività è un test estremamente indicato per monitorare le modificazioni nella composizione corporea.
 
 
Valutazione delle intolleranze alimentari (test Citotossico)
Il test citotossico si basa sull’analisi della reazione che hanno i leucociti quando vengono posti a contatto con gli estratti degli alimenti nei confronti dei quali si vuole stabilire l’intolleranza.
L’analisi è effettuata direttamente sulle cellule leucocitarie mediante un microscopio ottico e viene stabilito il grado di reattività mediante l’osservazione dello stato del leucocita.
Sulla base dei risultati ottenuti viene elaborata una dieta personalizzata che tenga in considerazione sia le intolleranze che la composizione corporea e viene concordata una dieta da seguire per ottenere il risultato desiderato, nel caso siano rilevate intolleranze si procede all’ esclusione degli alimenti a cui si è intolleranti.
A scadenze temporali definite vengono effettuati dei controlli delle variazioni della composizione corporea indotte dalla dieta e, nel caso in cui siano state rilevate delle intolleranze, vengono proposti dei piani di reintroduzione mirati.

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lunedì 11 aprile 2011

Nuovo Approccio Molecolare

Allergia ad alimenti vegetali.

Negli ultimi anni l’impiego di tecniche di biologia molecolare ha consentito di migliorare notevolmente la conoscenza degli allergeni e di studiarne il ruolo nelle allergie alimentari. Il nuovo approccio molecolare alla diagnosi allergologica, viene definito “Food Component Resolved Diagnosis” (FCRD). L’allergia alimentare può essere indipendente dalla sensibilizzazione ad aeroallergeni (sensibilizzazione primaria) o da essa dipendere (sensibilizzazione secondaria). Nelle sensibilizzazione primarie il processo avviene per ingestione. Nelle forme secondarie l’allergene pollinico introdotto per inalazione induce la produzione di IgE specifiche in grado di riconoscere molecole omologhe presenti in alimenti di origine alimentare. Vai all'articolo >